La Val Imperina si sviluppa lungo la cosiddetta “Linea della Valsugana“, una faglia inversa che ha genesi in Provincia di Trento e che giunge fino al Cadore attraversando le due regioni obliquamente. Qui il lavoro di movimento della faglia ha condensato i metalli presenti nel sottosuolo in grandi giacimenti, sfruttati dall’uomo quasi sicuramente dall’epoca dell’Impero Romano, ed ha raggiunto il suo apice tra il XVII ed il XVIII Secolo sotto la dominazione della Serenissima e la gestione della Famiglia Crotta di Lecco.
L’acquisto delle miniere della Valle Imperina fu attuato dal capostipite della famiglia, Francesco Crotta, nel 1615. La fortuna di Francesco rispetto a quella dei suoi predecessori fu sancita, oltre che dal gradimento della sua persona in ambiente politico, anche da un’importante contingenza storica: l’arrivo in valle della polvere da sparo, mezzo che permetteva di risparmiare i tempi biblici dello scavo a mano. In questo periodo, le Miniere di Val Imperina erano talmente fruttuose da saturare il 50% il fabbisogno di rame di Venezia e da diventando uno dei bacini minerari più importanti d’Europa.
Il declino del Centro Minerario cominciò dalla fine del XVIII Secolo e si protrasse per tutto l’800; esso era principalmente dovuto al crepuscolo della Repubblica di Venezia ed al prezzo decisamente inferiore al quale si poteva acquistare il rame americano. Vennero a mancare simultaneamente sia gli acquirenti che i mercati in cui vendere il rame della Valle Imperina.
La produzione tuttavia continuò per buona parte del XX Secolo con l’acquisizione del complesso da parte della Montecatini (poi Montedison) e la produzione di acido solforico tramite l’estrazione e la lavorazione della pirite. L’industrializzazione e la modernizzazione del sito minerario richiese grossi investimenti e la costruzione di diverse centraline idroelettriche ed addirittura di una linea ferroviaria privata (la vecchia locomotiva è esposta sulla SR 203 all’altezza del parcheggio di accesso al Centro Minerario).
A dare il colpo di grazia ad un settore già in crisi fu, oltre alle restrizioni della produzione italiana di materie prime dovute al Piano Marshall, la tremenda alluvione del 1966.
Il sito minerario è stato oggetto negli ultimi decenni di massicci lavori di ristrutturazione che hanno restituito al pubblico numerosi ed imponenti edifici del complesso.
(tratto da “https://agordinodolomiti.it/it_IT/index.php/cosa-vedere/storia/centro-minerario-di-valle-imperina/”)