Stenico Alessandro


Un’alta via assolutamente consigliabile per chi cerca spazi meno affollati, da affrontare comunque con tutte le precauzioni.

Sette giorni nel Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi

tratto dal Blog Personale di Alessandro Stenico – SNOW POWER

Da Forni di Zoldo a Feltre, questo è il tragitto della nuova alta via che segue parte di sentieri condivisi con altre “alte vie dolomitiche” quali la numero uno e due ed alcuni sentieri del parco nazionale. L’impegno dei volontari delle associazioni alpinistiche di liberare tutti i sentieri dagli alberi caduti per la tempesta Vaia è stato encomiabile. Ci sono alcuni tratti nei quali è più difficile orientarsi come lungo la via degli Ospizi nei Monti del Sole, li  è facile confondersi con i segnavia dell’Enel che ha contrassegnato con bolli rossi i percorsi per raggiungere i propri tralicci.  La traccia scaricata dal sito ufficiale dell’alta via sulla cartina digitale Tabacco, ci ha aiutato molto. Bisogna fare molta attenzione anche al terreno bagnato, qui forse per la vicinanza alla pianura padana, l’umidità nell’aria è sempre presente, si suda quasi sempre non solo per la fatica. Un altro fattore che non è da sottovalutare è l’erba alta che non viene falciata o calpestata abbondantemente per i pochi passaggi, sia per il pericolo di scivolamento che per le zecche.

 

Purtroppo, durante la seconda tappa una nostra compagna di avventura è scivolata e caduta per alcuni metri riportando un trauma cranico e ferite al volto. Abbiamo chiamato il soccorso  alpino ed in breve tempo è stata recuperata e trasportata con l’elicottero di Selva di Cadore  all’ospedale di Belluno. Dopo attenti esami è stata dimessa già in serata. Bravi sia i soccorritori che i medici all’ospedale.

Il suo  compagno l’ha raggiunta scendeno in valle e noi tre abbiamo potuto proseguire, prestando più attenzione al terreno.

Le condizioni atmosferiche ci sono state favorevoli, faceva caldo e per fortuna non ci  sono state precipitazioni.

In quasi tutti i rifugi c’era acqua a sufficenza anche per la doccia, i posti tappa sono ben gestiti, sia quelli nei rifugi che quelli in altre strutture come a Pian Falcina presso il pittoresco lago del Mis o nel magnifico altipiano dei Piani Eterni nella Malga Erera Brendol.

Le brande e i materassi presso la malga sono un po’ spartani, il locale sottotetto ha il  vantaggio di essere ben arieggiato rispetto alle stanze dei rifugi, nelle quali mi mancava spesso l’aria fresca.

 

Alla malga c’è anche un caseificio e la cena è stata squisita, pasta alla ricotta affumicata e poi polenta con formaggio tosella e latte. Di mattina poco lontano dalla malga pascolava un gruppo di cerve, alcuni anni fa erano molte di più, ora con la ricomparsa del lupo si stanno decimando. Accanto alla malga ci sono altre piccole strutture affidate ad un gruppo di spereologi, il terreno è carsico e ci  sono un’infinità di grotte da scoprire.

Alcune malghe ancora in buono stato lungo il cammino sono in disuso, non sono più gestite perché da quando l’area è sotto tutela, l’alpeggio con le vacche è limitato solamente ad alcuni luoghi più in valle

La quarta tappa che parte dal campeggio di Pian Falcina, ha una prima parte nella quale bisogna fare attenzione al traffico automobilistico, specialmente nelle gallerie non illuminate . Caratteristico è il villaggio di Pattine e California con molte case diroccate. Fino a un tempo relativamente recente, la valle del Mis era punteggiata da numerosi insediamenti rurali abitati stabilmente, distribuiti nel fondovalle o lungo i pendii più assolati. La costruzione della diga con la conseguente formazione del lago artificiale (1957-1962) ha finito per sommergere gli abitati più “bassi” e gli spazi coltivabili, nonché la vecchia strada che si snodava lungo il fondovalle. Ad accelerare l’abbandono della valle ha contribuito l’alluvione del 1966 sicché dal 1972 risulta quasi completamente disabitata.
Il paese di California, sorto nel XIX secolo, comprendeva varie borgate sorte con lo sfruttamento delle miniere di mercurio di Vallalta che all’epoca erano le seste al mondo in termini di produzione. Nel 1962 le miniere di Vallalta furono chiuse, ma l’economia fu sostenuta dal turismo. La fine del paese fu decretata dall’alluvione del 1966 (fonte Wikipedia).

 

Mi è piaciuta molto anche la sesta tappa dal rifugio Boz al rifugio Dal Piàz con brevi tratti aerei, con la suggestiva “Piaza de Diaol” e la riserva integrale con prati immensi tutti in fiore.

L’ultimo rifugio è molto frequentato dai valligiani, in serata oltre all’ottima focaccia servita con birra locale, per la quale molti salgono con la frontale dalla valle, si poteva fare anche pratica di yoga al tramonto, o seguire la conferenza del professore di fisica astronomica Sergio Ortolani sulle frontiere dell’astrofisica.

Scesi in valle abbiamo salutato il nostro compagno di avventura Federico che si era associato al nostro gruppo dalla terza tappa e incontrato Marco, uno degli ideatori di questa nuova alta via che ci ha gentilmente accompagnato alla birreria Pedavena per gustare un’ottima birra Dolomiti e poi a Feltre.

Da Feltre abbiamo proseguito in treno fino a Belluno e da lì visto che avevamo perso l’autobus, in taxi fino a Forni di Zoldo. Qui, patria dei gelatai ci siamo gustati un ottimo gelato. Cosa dire di questa nuova altavia, paesaggi stupendi, poco frequentati, da non sottovalutare sia per il  terreno viscido a cui non siamo abituati che per le tappe lunghe, rifugi non troppo grandi ed accoglienti e molti prati in fiore, che dalle nostre parti si vedono meno spesso per il troppo letame cosparso, insomma un’alta via assolutamente consigliabile per chi cerca spazi meno affollati, da affrontare comunque con tutte le precauzioni.

 

Stenico Alessandro
Provenienza: Italy
Club alpino: CAI di Bressanone
Data di partenza: 04/08/2019
Giorni di trekking: 6